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vederne i contenuti. La storia va avanti e anche noi ci andiamo con lei.
Corriere dello Spettacolo
Il Quotidiano di Cultura fondato e diretto da Stefano Duranti Poccetti
23 marzo, 2016
22 marzo, 2016
"Peli" ma veri a OfficinaTeatro. Di Marina Cioppa
Officina Teatro, San Leucio.
Domenica 20 marzo 2016
"Peli" di
Carlotta Corradi, con la regia di Veronica Cruciani, interpretato da Alex
Cendron e Alessandro Riceci, con la produzione di Quattroquinte in
collaborazione con OffRome, è in scena ad OfficinaTeatro, San Leucio. Due donne
dell'alta borghesia, una partita di burraco come quelle che si giocano di
venerdì tra amiche, abiti chic e tacchi alti. Uno spettacolo che egregiamente
dimostra che per essere donne non bastano collant, parrucche e rossetto eppure
per circa un'ora di tempo due donne non più nel fiore degli anni battibeccano,
si raccontano pettegolezzi e si punzecchiano con eleganza pur trascendendo
nella verità della vita, i peli. Peli,
esteticamente brutti, ma veri. La verità finisce per venir fuori quando gli
attori, denudatisi in scena di tutte le edulcorazioni che la società impone, si
spogliano dei pregiudizi del buoncostume. Scritto per due uomini, lo spettacolo
rende la drammaturgia fresca ed intensa, fatta di un dialogo a due il cui ritmo
viaggia a tamburo battente. Gli attori hanno rotto gli schemi e le
sovrastrutture che essi stessi avevano posto sin dall'inizio della vicenda. La
regia è per lo più lineare pur fregiandosi di stacchi immortalati da un disegno
luci elegante. Alex Cendron, nei panni della donna avanguardista, smuove la
conversazione. Alessandro Riceci in una perfetta recitazione, spinge numerosi
momenti in cui diventa pirotecnico ed
autentico. Entrambi, seppur vestiti dei soli boxer, restano agli occhi del
pubblico "donne" trascinate dalle loro fragilità e dal vissuto che le
unisce.
Non è facile
camminare su tacchi a spillo, recitando bene, poi, è roba da dei.
Marina
Cioppa
PELI
di Carlotta Corradi
regia Veronica Cruciani
con Alex Cendron e
Alessandro Riceci
scene e costumi Barbara
Bessi musiche Paolo Coletta
progetto luci Gianni
Staropoli
una produzione Quattroquinte
in collaborazione con OffRome
Luigi Tabita sarà Regan nel nuovo allestimento di "Re Lear” del Teatro Stabile di Catania
Il bravo attore Luigi Tabita, che il Corriere dello Spettacolo
aveva già incontrato (http://www.corrieredellospettacolo.com/2013/08/luigi-tabita-lartista-nipote-darte.html),
dal primo aprile sarà impegnato in una nuova avventura teatrale, che vede la
coproduzione del Teatro Stabile di Catania e del Teatro Stabile di Napoli.
Foto Andrea Salvini |
Si
tratta del “Re Lear” di William Shakespeare, in prima assoluta al Teatro
Stabile di Catania e poi in tournée, che vedrà come protagonista nel ruolo di
Re Lear Mariano Rigillo. “Una tragedia di
denuncia contro un potere che logora e tramuta" la definisce lo stesso
Tabita, che interpreterà il personaggio di Regan, perfida figlia del potente
Lear. Infatti la regia, affidata al raffinato Giuseppe Dipasquale, ha deciso
di fare interpretare a due uomini le due figlie shakespeariane che si
contrappongono al padre per impadronirsi del suo potere conducendolo sino alla
pazzia. Una scelta questa che vuole essere una critica al maschilismo del
potere e che vuole evidenziare come le donne, raggiungendolo, perdano di
sovente la loro femminilità e diventino uomini; è come se, a causa di un
sessismo interiorizzato, le donne, quando assumono ruoli autoritari,
abbandonino la loro indole per diventare sempre più maschili, come se l'essere
mascolino conferisse a loro più autorevolezza agli occhi del mondo. Tabita
interpreta proprio uno di questi due personaggi, vere anime nere dell'affascinante
plot.
Uno spettacolo da non perdere, che attraverso un
classico sviluppa una tematica fondamentale e presente con forza nella nostra
odierna società.
al Teatro Stabile di
Catania dal 1 aprile al 17 aprile 2016
21 marzo, 2016
Rusteghi i giera e rusteghi xe rimasti. Di Luca Benvenuti
Teatro Toniolo, Mestre (VE).
Dal 18 al 20 marzo 2016
Capolavoro scritto da
Goldoni tra il 1759 e il 1760 per il Teatro di San Luca, I rusteghi prelude a una nuova fase creativa che vede affievolirsi
gli elogi al mondo borghese, prima celebrato nella figura del generoso Pantalone.
Da un lato il mercante Lunardo, capobanda di quattro laudatores temporis acti che, spinti da ideali di compostezza,
rigore e autorità padronale, angustiano mogli e figli. Dall’altro i familiari che
scalpitano dentro la prigione costruita dall’ordine rustego, sopraffatti da continui rimproveri e mortificazioni. Tale
modello si sgretolerà eccezionalmente grazie all’intervento di Felice, donna
dalla spiccata oratoria. Da poeta che era l’autore, la lingua veneziana trova
qui massimo splendore e, oltre a costruire occasioni d’ilarità, diventa
elemento caratterizzante dei personaggi, ognuno col suo intercalare. Quello che
stupisce è l’attualità delle sentenze selvadeghe,
non dissimili da quelle che l’orecchio esperto carpisce oggi al bacaro, al mercà o al caffè, a testimoniare quanto in tre secoli la mentalità
isolana non si sia aperta ai cambiamenti sociali.
Giuseppe
Emiliani confeziona uno spettacolo tradizionale, senza alcun
intento innovativo, atteggiamento plausibile dato che Goldoni offre già tutti
gli elementi perché la commedia funzioni. Emiliani lavora con una compagnia
omogenea che, rispetto alla recita vista al Teatro Goldoni lo scorso febbraio, ha
superato problemi di coesione e ritmo. Le scene di Federico Cautero si adattano perfettamente al palcoscenico del
Toniolo. Pannelli e tende scorrevoli giocano sul contrasto tra verticalità e
orizzontalità, aprendo e chiudendo ambienti ora angusti ora ariosi, illuminati con
suggestive tinte tiepolesche da Enrico
Berardi. Preziosi e in stile i costumi di Stefano Nicolao, volti a creare rimandi cromatici tra le coppie.
Eleganti le musiche di Massimiliano
Forza e gli arrangiamenti di Fabio
Valdemarin.
Tra i rusteghi Giancarlo Previati si prodiga in un ottimo Lunardo, seguito dal
misogino Simon di Piergiorgio Fasolo
e dal Cancian di Alessandro Albertin,
voce stentorea e muso duro. Costretto in pose affettate il conte cicisbeo di Michele Maccagno. Alberto Fasoli è un Maurizio accademico e Francesco Wolf un Filippetto ingenuo. Margherita Mannino, vegnimo a
dire el merito, deve ritenersi soddisfatta perché la sua Lucietta è la
miglior interpretazione femminile. Mannino vanta un’ottima dizione, un volume
perfetto che evita di perdere qualsiasi battuta e una gestualità ben studiata,
elementi che convergono perfettamente nella fanciulla al limitare tra
l’adolescenza e l’età adulta. La Marina di Maria
Grazia Mandruzzato è ferina, sottile e tagliente, la classica zia. A Cecilia La Monaca l’ardua parte di
Margarita, moglie di Lunardo, nel complesso ben sostenuta. Veniamo a Felice,
personaggio chiave qui interpretato da Stefania
Felicioli, attrice dalla lunga carriera goldoniana. La compostezza e
l’autorità non le mancano, esaltate dal costume in argento a sguazzo (d’altronde
è una cittadina, ceto superiore a quello mercantile), e anche il recitato si è
fatto più serrato, adulto e convincente rispetto alla scorsa occasione.
Risate a scena aperta
e applausi entusiasti da parte del nutrito pubblico.
Luca Benvenuti
I rusteghi
di Carlo Goldoni
Personaggi e interpreti:
Canciano, cittadino:
Alessandro Albertin
Felice, moglie di Canciano:
Stefania Felicioli
Il conte Riccardo: Michele
Maccagno
Lunardo, mercante: Giancarlo
Previati
Margarita, moglie di Lunardo
in seconde nozze: Cecilia La Monaca
Lucietta, figliuola di
Lunardo del primo letto: Margherita Mannino
Simon, mercante: Piergiorgio
Fasolo
Marina, moglie di Simon:
Maria Grazia Mandruzzato
Maurizio, cognato di Marina:
Alberto Fasoli
Filippetto, figliuolo di
Maurizio: Francesco Wolf
Regia: Giuseppe Emiliani
Scenografie: Federico
Cautero
Costumi: Stefano Nicolao
Disegno luci: Enrico Berardi
Musiche: Massimiliano Forza
Arrangiamenti: Fabio
Valdemarin
Produzione: Teatro Stabile
del Veneto-Teatro Nazionale
"Danny e il profondo blu, una danza apache" di John Patrick Shanley regia di John R.Pepper. Di Daria D.
Teatro Delfino, Milano.
11,12,13 e 18,19,20 marzo 2016
In “Danny e il
profondo blu, una danza apache” di John Patrick Shanley con la regia di John R.
Pepper, Edward Hopper incontra Charles Bukowski, nel solito bar notturno dove i poveracci ci vanno per dimenticare le loro miserie ma
vengono sopraffatti, quasi messi a tacere dall’aspetto too loud and frantic della performance e si perde così quella
poesia esistenziale che troviamo con tanta forza, e anche tanti silenzi, nei
quadri e nelle pagine indimenticabili dei due artisti.
"Medea", una donna del passato, una donna di oggi. Di Flavia Severin
Teatro
Ghione, Roma. Dal 15 al 24 marzo 2016
Il mito greco di Medea è
stato rivisitato da diversi autori moderni e, per questa rappresentazione
teatrale in scena dal 15 al 24 marzo 2016
al Teatro Ghione di
Roma, il regista Francesco
Branchetti utilizza il testo dello scrittore francese Jean Anouilh. L’opera è simile per
molti aspetti della trama alla versione di Euripide, ma ha soprattutto un suo
tratto distintivo, tipico dei “Testi Neri” di questo autore, e cioè un’analisi
attenta e minuziosa delle passioni prorompenti e oscure dell’animo umano, nonché
un’introspezione e un’indagine psicologica dei personaggi.
20 marzo, 2016
NINA’S DRAG QUEENS in “VARIETÀ TACCO DODICI”. Di Daria D.
Zelig Cabaret, Milano (Viale Monza 140). Venerdì 18 Marzo 2016
Se il cabaret e il varietà come espressioni artistiche
portano la zeta di Zorro ma che sto scrivendo?
Scusate è la zeta di Zelig il famoso locale di Milano nato nel
1986, i suoi protagonisti, pensiamo per
esempio a Paolo Rossi, Silvio Orlando, Lella Costa, Angela Finocchiaro, Claudio
Bisio, Gioele Dix, Aldo Giovanni e Giacomo, per citarne alcuni, hanno il marchio della tripla A. Questo simbolo di eccellenza che unisce tutti
questi e molti altri attori/comici che sono partiti da qui, lo darei anche alle
meravigliose Nina’s Drag Queen, che il 18 marzo 2016 hanno portato in scena,
dopo il successo de “Il giardino delle ciliegie” al Teatro Leonardo, il vario
“Varietà Tacco dodici”.
Fari a vista per "Piccola Antigone e Cara Medea" all'Elicantropo dal 17 marzo 2016. Di Marina Cioppa
Teatro Elicantropo, Napoli.
Sabato 19 marzo 2016
"Piccola
Antigone e Cara Medea" al Teatro Elicantropo di Napoli. In una serata al
femminile Teresa Ludovico, regista e attrice dello spettacolo, è anche sulla
scena per interpretare Antigone e Medea. Lo spettacolo è firmato Teatro Kismet
OperA.
La Ludovico mette in
scena due testi di Antonio Tarantino, premio Ubu edito da Ubulibri.
"Piccola Antigone" è la prostituta anziana e sfiorita che ripete
"il mestiere è il mestiere", educa i suoi clienti alla pulizia del
corpo e spiega loro le richieste che può soddisfare non escludendo il
sovrapprezzo per misure extra.
“LA LEGGENDA DEL PALLAVOLISTA VOLANTE”: LA STRAORDINARIA VITA DI ANDREA ZORZI. Di Francesco Vignaroli
Teatro
Dovizi, Bibbiena (AR). Mercoledì 16 marzo 2016
L’incontro tra teatro e sport non di
rado fa scintille. Se, poi, a “recitare” la propria vita è un grande (in tutti
i sensi!) uomo di sport in carne e ossa, lo spettacolo è assicurato! A
sorprendersi e sorprenderci ne La
leggenda del pallavolista volante è un monumento vivente dello sport
italiano, uno dei più grandi giocatori di pallavolo al mondo di tutti i tempi:
Andrea “Zorro” Zorzi!
Testimonianze ed aneddoti "Ricordando Dino Risi"
Venerdì 18 marzo,
alle ore 18, presso il Cinema Antares di Ceccano, si è tenuto un prestigioso ed
indimenticabile incontro dal titolo “Ricordando Dino Risi (1916-2016)”.
L’evento rientra nel
quadro del Festival “Il Cinema e la Memoria”, giunto alla V Edizione, diretto
da Amedeo di Sora e Gerry Guida,
quest’anno dedicato a Dino Risi, regista tra i più rappresentativi della
storia del cinema italiano ed internazionale, di cui ricorre il centenario
della nascita. L’incontro è stato elegantemente presentato dalla giovane
attrice e scrittrice Claudia Conte, luminosa in un tailleur firmato Samanta Pan
Couture.
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